Domenica 27 Novembre ’22, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.
Brani della I Domenica di Avvento:
Asperges me | Kyriale pag. 6 |
Kyrie – Sanctus – Agnus Dei (Missa XVII – In Dominicis Adventus – Kyrie C) | Kyriale pag. 62 |
Credo IV | Kyriale pag. 74 |
Communio – Rorate cæli desuper | Cantus Selecti pag. 27 |
Finale – Alma Redemptoris Mater | Fotocopie |
I Domenica d’Avvento
(Is 2,1-5; Rm 13, 11-14; Mt 24, 37,44)
Duomo, sabato 30 novembre 2013
San Paolo non era ancora mai stato a Roma. Quando scrisse la lettera ai Romani, di cui la seconda lettura che abbiamo ascoltato ci ha riportato alcune righe, si trovava a Corinto. Forse la lontananza geografica dei destinatari della sua lettera – è una battuta la mia! – gli ha dato il coraggio di scrivere loro una cosa un po’ ardita e quasi insolente: “Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno”, che era come dire: “Fratelli, voi siete addormentati. Svegliatevi, perché state dormendo!”. Dire a uno: “sei un addormentato” non è il massimo dei complimenti…
Paolo dice: “attenzione, Romani, potrebbe essere che voi stiate dormendo…”.
“Ma come? – avranno forse ribattuto i Romani leggendo la lettera – noi non stiamo dormendo. Siamo desti, siamo svegli!”.
Il fatto è che si può essere addormentati, spiritualmente, anche se si è svegli fisicamente; si può, per così dire, “dormire ad occhi aperti”.
Il Vangelo riprende proprio questo pensiero, descrivendo la situazione della gente al tempo di Noè. La gente al tempo di Noè era sveglia: “mangiavano, bevevano, prendevano moglie prendevano marito”, dice Gesù; ma in realtà quella gente dormiva: “non si accorsero di nulla finchè venne il diluvio e il travolse tutti”.
Si può essere svegli, e “dormire”. Si può essere molto attenti a ciò che superficialmente accade nella vita, nel tempo, nelle giornate, e non riuscire a cogliere l’opera di Dio, l’agire di Dio, la salvezza che egli compie ed offre dentro il tempo, lungo gli anni, e nelle giornate.
Oggi, con l’Avvento, inizia un anno liturgico nuovo. È il capodanno del tempo della Chiesa. C’è il tempo della società civile, e c’è il tempo della Chiesa. Il tempo della Chiesa è il tempo della società civile in cui il cristiano riesce a vedere e a cogliere l’agire di Dio, Dio all’opera, Dio che porta salvezza. Il tempo della Chiesa è il tempo della società civile con una dimensione in più, con una valenza in più, con una profondità e un contenuto in più: con il Dio presente dentro il tempo, che vuole incontrare l’uomo per abbracciarlo, per salvarlo, per amarlo.
Ecco l’Avvento: ventiquattro giorni di tempo della società civile in cui il Signore vuole prepararci e disporci al suo arrivo, al suo Natale.
Una persona saggia e dallo sguardo acuto ebbe a dire: “Il tempo non sono ore, giorni, anni che passano, ma è Uno che viene, è Dio che viene”.
L’Avvento è il tempo della Chiesa che ci prepara al Dio che viene. L’Avvento contiene grazie che ci dispongono al Signore che, ancor oggi, “cerca casa” nel cuore degli uomini, sua nuova Betlemme.
Si tratta di metterci in cammino. “Venite, saliamo al monte del Signore”, ci ha detto Isaia nella prima lettura. Potrebbe essere che ci siamo lasciati prendere dal sonno anche nel senso che abbiamo un po’ diminuito l’impegno nella vita spirituale, ci siamo abbandonati alla tiepidezza, alla stanchezza, al “tirare avanti le cose” senza entusiasmo, senza grinta, senza fervore, nell’abitudinarietà e nel grigiore di tutti i giorni.
Ecco l’Avvento, inizio di un anno nuovo; inizio che ci invita a ri-iniziare, a riprendere vigore, forza, slancio, amore; amore a Dio e ai fratelli. Si tratta di salire un monte, ma su quel monte c’è salvezza, c’è vita, c’è felicità, c’è gioia, c’è tutto ciò di cui il nostro cuore ha bisogno, c’è Dio nato per noi.
Quel monte è Beltlemme; è Gesù stesso che ci apre le braccia per donarci la sua pace, il suo amore e tutto se stesso. È da salire, sì; salire con più preghiera, con più silenzio, con più penitenza, con più opere di carità; è un salire che può costare fatica, ma è una fatica che vale la pena di fare, perché grande è il dono riservato a chi sale quel monte, a chi arriva a quella Betlemme, a quel Gesù nato per noi. Grande è il dono; grande sarà la gioia; bello e santo sarà il Natale! Natale di salvezza.
Don Giovanni Unterberger