Domenica 28 Novembre ’21, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.

Brani della I Domenica di Avvento:

Asperges meKyriale pag. 6
Kyrie – Sanctus – Agnus Dei   (Missa XVII – In Dominicis Adventus – Kyrie C)Kyriale pag. 62
Credo IV Kyriale pag. 74
Communio –  Rorate cæli desuper Cantus Selecti pag. 27
Finale –  Alma Redemptoris MaterFotocopie

I domenica d’Avvento

(Rm 13,11-14; Lc 21,25-33)

27 novembre 2011

Con parole e immagini impressionanti il Vangelo ci ha parlato di una nuova realtà che deve nascere. Non dobbiamo prendere strettamente alla lettera quelle parole e quelle immagini, perché il linguaggio usato qui da Gesù è un linguaggio tipicamente ebraico, di stampo apocalittico, ma la verità è che davvero una nuova realtà dovrà nascere e prendere forma, a partire da questa realtà in cui ora noi ci troviamo e viviamo.

In particolare a prendere nuova forma dovrà essere l’uomo, quell’uomo che fu creato “a immagine e somiglianza di Dio” agli albori dell’umanità (Gn 1,26), ma che poi corruppe e rovinò la propria immagine fino a diventare una caricatura triste e deforme di se stesso, e addirittura di Dio. Povero uomo, abbrutito dai propri peccati!

Ci sta davanti l’Avvento. Con oggi inizia un nuovo anno liturgico, tempo di grazia in cui ci verranno ripresentati i misteri di Cristo e in cui la Chiesa ci metterà in contatto con le sorgenti della salvezza, proprio al fine di rifare l’uomo, di rifondarlo nella sua forma degli inizi, nella forma pensata da Dio. Dio in quest’anno dirà di nuovo e ancora una volta: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. Rifacciamolo! E’ il proposito e l’impegno di Dio.

San Paolo nella prima lettura ci ha indicato il programma che porta a novità. Anzitutto ci ha presentato la “pars dèstruens”, lo sforzo di distruggere e demolire ciò che in noi ancora non fosse buono. “Non in gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze -dice l’apostolo-, non in contese e gelosie. Non seguite la carne nei suoi desideri”.

La parola “carne”, negli scritti paolini, sta a indicare l’uomo, la natura dell’uomo non ancora raggiunta e trasformata dallo Spirito Santo di Dio; la natura umana ancora abitata dal peccato e dall’egoismo, succube dei propri istinti, dei propri desideri malsani, delle proprie brame di potere, di possedere e di godere. Svestitevi di tutto ciò, dice Paolo; esso vi deturpa, vi fa brutti e vi allontana dall’immagine di Dio

E poi l’apostolo ci ha presentato la “pars cònstruens”, lo sforzo di costruire se stessi secondo un’immagine nuova. “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo”, ci ha detto.

Queste parole furono le parole che, grazie ad un dono speciale di Dio, diedero la forza a Sant’Agostino di convertirsi. Da tempo egli pensava di farsi cristiano e di mettersi alla sequela di Cristo, ma non trovava in sé la forza, non ne aveva il coraggio; finchè un giorno sentì una voce interiore che gli disse: “Prendi la Bibbia e leggi”. Agostino prese la Bibbia, la aprì, e l’occhio gli cadde proprio su queste parole: “Non in gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze; rivestitevi invece del Signore Gesù”. E si fece battezzare.

L’Avvento ci mette davanti, quale punto terminale a cui guardare, Gesù nel suo Natale. L’eterno e infinito Verbo di Dio si fece uomo, rivestì una natura umana perché noi potessimo rivestire la natura divina. E’ la nostra “divinizazione”, l’obiettivo dell’Avvento; è il porci sul cammino del diventare a immagine di Cristo, il suo intento.

L’Avvento è tempo di preparazione, e ci si prepara tanto meglio alla venuta di una persona quanto più la si conosce quella persona, quanto più si pensa a lei, ai suoi gusti, alle sue preferenze; quanto più ci si sforza di essere come lei vorrebbe che fossimo quando ci incontrerà. E’ dunque guardando al Cristo nel suo Natale, al Cristo umile, piccolo, povero, pieno d’amore per l’umanità, che noi vivremo bene l’Avvento, che ci prepareremo bene all’arrivo del Signore. Ancora una volta, cioè, sarà posando lo sguardo più su di lui che su di noi, più sul dono che ci verrà dato che sulla nostra perfezione da conquistare.

“Si diventa ciò che si contempla”, diceva un padre certosino, eco delle parole di Sant’Agostino: “Se guardi la terra diventi terra, se guardi il Cielo diventi Cielo”. Guardiamo al Cielo, guardiamo al Bambino che discenderà dal Cielo, ed egli ci farà come lui, ci avvicinerà sempre di più a sé e rifarà in noi l’immagine originaria in cui fummo creati.

Da tutto ciò deriva che l’Avvento dovrà essere un tempo di silenzio, di preghiera, di contemplazione, di sguardo fisso sul modello, su Colui del quale vogliamo, con tutte le forze, e con tutta la nostra buona volontà, rivestirci.

don Giovanni Unterberger

28 Novembre ’21 – I Domenica di Avvento

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