Domenica 11 Agosto ’19, la Santa Messa sarà celebrata alle ore 8.30 nella chiesa di S. Pietro.

Brani della IX Domenica dopo Pentecoste.

Asperges meKyriale pag. 6
Kyrie – Gloria – Sanctus – Agnus Dei   (Missa XI Orbis factor – In Dominicis per AnnumKyriale pag. 46
Credo IKyriale pag. 67
Communio – Panis angelicus ICantus Selecti pag. 8
Finale – Ave Maria… virgo serenaCantus Selecti pag. 159

Nona domenica dopo pentecoste

(1 Cor 10,6-13; Lc 19, 41-47)

Belluno, chiesa di s. Pietro, 11 agosto 2019

La parola di Dio che abbiamo ora ascoltato ci richiama ad una cosa particolarmente importante. Abbiamo sentito l’apostolo Paolo raccontare degli ebrei nel deserto, usciti dall’Egitto: “Si diedero a mangiare, a bere e a divertirsi; si abbandonarono all’impudicizia, e ne caddero in un sol giorno ventitremila; tentarono e sfidarono Dio, e molti morirono per i morsi dei serpenti; si diedero alla mormorazione, e molti perirono per mano dello sterminatore”. Le loro azioni, i loro comportamenti ebbero delle conseguenze precise. Così fu anche per gli abitanti di Gerusalemme: non riconobbero la visita di Gesù, lo rifiutarono fino a metterlo a morte, e la loro città nel 70 d.C. fu distrutta.

E’ stato detto: “Le nostre azioni fanno di noi ciò che siamo; siamo figli delle nostre azioni”. E’ proprio così; nulla di ciò che facciamo, o anche solo pensiamo e diciamo, ci lascia tali e quali eravamo prima: le nostre azioni ci costituiscono, ci danno forma, ci plasmano. Per un verso noi siamo ‘padri’ delle nostre azioni, e per un altro verso ne siamo ‘figli’. La responsabilità verso di sé è una virtù tanto importante, che non sempre è tenuta sufficientemente presente.

Come pure la responsabilità verso il prossimo: quanto poco si pensa a ciò che può provocare e suscitare nell’animo di chi ci vede, di chi ci osserva, il nostro modo di fare, il nostro modo di agire! Continuamente ci influenziamo gli uni gli altri, ci spingiamo reciprocamente verso una direzione o verso un’altra, siamo dei buoni amici, o dei cattivi compagni di viaggio… Di qui l’importanza, la necessità, di vegliare e di sorvegliare le proprie azioni; l’importanza di tendere al bene e alla virtù, per essere esempi buoni che a loro volta spingono e invitano al bene e alla virtù.

A questo punto un altro pensiero si affaccia, ed anzi s’impone: il pensiero di Dio. Abbiamo bisogno di guardare a Dio, di pregare Dio, per crescere in buone azioni. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, si è reso visibile dentro la storia per essere ‘modello’ dell’uomo, egli, l’uomo ben riuscito e perfetto. Chi guarda lui, lo fissa e lo contempla, piano piano -ma sempre un po’ di più- gli diventa simile e conforme: “si diventa ciò che si contempla”, ebbe a dire un monaco certosino.

E Gesù non solo ci diventa modello da imitare, ma anche ‘forza’ ed ‘energia’ nel crescere, nel convertirci, nel migliorarci e nel connotare la nostra vita di comportamenti sempre più buoni. E’ Cristo il salvatore dell’uomo, il medico che sana, il datore dello Spirito che trasforma. Invano l’uomo, da solo, potrebbe fare. Ancora una volta, pertanto, si rende decisivo il tornare alla Sorgente. Un popolo, la Chiesa, e ogni singola anima, che torna alla Sorgente, che si abbevera di Cristo, che per mezzo della preghiera s’inabissa in lui, ne esce trasformata, capace di azioni sante che la costruiscono bene, e che diventano luce ed esempio per i fratelli.

Considerate le vostre azioni -ci esorta oggi il Signore- e guardate a me’.

don Giovanni Unteberger

11 Agosto ’19 – IX Domenica dopo Pentecoste

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